Adriano Micoli

Oggi sulla stampa locale ci sono le dichiarazioni dei presidenti di Ovarese e Cedarchis dopo la decisione dei giallorossi di non disputare la finale di Coppa Carnia.
Riprendiamo dal Messaggero Veneto le parole di Mario Chiementin, presidente del Cedarchis.

Il ricorso è stato fatto esclusivamente per tutelare i nostri tifosi, il lavoro dei nostri dirigenti e l’attaccamento alla maglia da parte dei giocatori, ma il ricorso aveva quale unico scopo di condannare l’operato della terna arbitrale e non quello di ottenere la ripetizione della gara, in quanto la mia società riconosce che la Coppa Carnia è stata vinta sul campo dall’Ovarese.
Sin d’ora quindi rendo ufficiale la decisione che alla ripetizione della finale di Coppa Carnia il Cedarchis non sarà presente. In merito poi a chi ha messo in dubbio la sportività del Cedarchis, la società nell’intento di salvaguardare il proprio nome e la propria storia calcistica, è fermamente intenzionata a mettere in atto tutte le azioni percorribili per tutelare la propria immagine.

Vediamo, ora, quanto invece ha dichiarato il presidente dell’Ovarese Adriano Micoli al Gazzettino.

Non entro nel merito del ricorso, avrò modo di discuterne con la dirigenza del Cedarchis. Di certo questa è una vicenda di una tristezza e ipocrisia enorme, che poteva e doveva essere gestita in tutt’altro modo. A prescindere da come andrà realmente a finire, questo fatto ha messo in risalto debolezze e impreparazioni tali da auspicare una seria “regolata” del movimento calcistico carnico. Evidentemente non bastava l’impoverimento tecnico e dirigenziale che ormai da anni ci contraddistingue, se abbiamo dovuto cercare altri modi per farci male da soli. Personalmente il calcio, e lo sport in generale, che intendo e cerco di trasmettere è un’altra cosa. Ed è ben distante dai ricorsi, dalle sentenze e dalle aule di tribunale.