“Macchè ricorso e ricorso: hanno vinto loro, punto e basta!”: questo è stato il commento di un giocatore del Cedarchis nel dopo partita della finale di Villa, non appenna si iniziò a sentir parlare di un possibile ricorso cedarchino. Fare il nome non serve, perché in quella frase c’è tutto il senso dello sport che ha la gente di campo. Chiarisco subito un concetto: il ricorso del Cedarchis (a termini di regolamento) è assolutamente legittimo, ma dovrebbe essere la storia gloriosa della società giallorossa a rifiutare il ricorso al regolamento per un fatto che non ha minimamente inciso sul risultato.
“Dovevamo fare ancora un cambio” sostengono a Cedarchis. Questioni di lana caprina! Nessun cambio (in quelle circostanze) offre certezze: far entrare uno specialista nei tiri dagli undici metri non vuol dire avere la sicurezza che il rigore sarà realizzato (Timeus, entrato come specialista ha fallito la sua esecuzione, per esempio). Probabilmente i dirigenti cedarchini non immaginavano nemmeno che il loro ricorso potesse essere accolto; la delusione per la sconfitta, probabilmente, è stata una cattiva consigliera. Un’azione di getto, d’istinto, insomma, più per sottolinerae una direzione di gara a tratti confusa. Se l’Ovarese avesse perso avrebbe potuto fare ricorso perchè quello che dalla tribuna sembrava un rigore è stato trasformato in una punizione dal limite… Questo per dire che al termine di ogni partita, motivi per presentare ricorsi ce ne sarebbero svariati. Il problema è una cultura da cambiare: la cultura della sconfitta. Chi perde cerca sempre qualche appiglio (il discorso è in generale, non riguarda solo il Cedarchis, naturalmente): si perdono le elezioni e si invoca il riconteggio delle schede; si perde una partita e si fa una questione sui minuti giocati e non giocati; si perde un gran premio e ci si scandalizza perché due piloti della stessa scuderia non si sono (e perché avrebbero dovuto farlo?) resi la vita difficile. Le vittorie a tavolino hanno un senso solo se qualcuno ha barato per vincere. In una partita che finisce 0 a 0 e che verrà decisa ai rigori, chi ci ha perso e chi ci ha guadagnato? Non voglio assolutamente schierarmi dalla parte dell’Ovarese e quindi criminalizzare il “Ceda”, vorrei solo che la grandezza di una squadra o di uno sportivo fosse la stessa nella vittoria e nella sconfitta. Due stagioni orsono, quando il Cedarchis vinse a tavolino con la Velox una partita che sul campo aveva perso, fui uno dei pochi a sostenere la tesi giallorossa, perché allora venne infranto un regolamento ben preciso e non presentare ricorso avrebbe significato creare un pericoloso precedente. Stavolta non è stato infranto nessun regolamento, ma comunque vada a finire il Cedarchis ne uscirà a pezzi da questa vicenda. Non so se quella giallorossa sia una squadra, una splendida, straordinaria, irripetibile squadra alla fine di un ciclo, non lo so, ma di certo questa storia potrebbe essere un indizio pesante. Napoleone diceva che “un grande esercito abituato a vincere, quando scappa in ritirata spara anche alle formiche”…  Il Cedarchis merita di essere ricordato per le vittorie che ne hanno segnato un cammino luminoso e formidabile, non per un pastrocchio che non rende onore alla sua grandezza. L’Ovarese dei tanti giovani, l’Ovarese che profuma di futuro la sua Coppa l’ha vinta sul campo e gliela dovevano lasciare. Anche il direttore di gara Sacchetto uscirà da questa vicenda con un fardello pesante. Errare è umano, ammettere l’errore è segno di lealtà ed ora tutti quelli che la pensano così lo considereranno coraggioso, perché ammettere un proprio errore non è mai semplice. Ma se si rilegge con attenzione lo stralcio del comunicato in questione, si ha l’impressione netta di una persona quanto meno confusa. Ecco, complimenti per aver ammesso l’errore, ma ora bisognerebbe lasciarlo riposare e riflettere. Ed invece no, domenica è stato designato per Verzegnis – Sappada…  Ne avrebbe avuto bisogno lui, di riposo e riflessione, e ne ha bisogno un movimento che si interroga sui perché di una crisi. La colpa, insomma, non è mica tutta degli amatori…